Swatantra’17: software libero, ma dandogli la GIUSTA importanza

postato in: Uncategorized | 0

(pubblicato originariamente qui)

A dicembre 2017 ho partecipato alla conferenza Swatantra’17 a Trivandrum, in Kerala, tornandone con parecchie idee e spunti di riflessione da condividere.

Fabbricazione digitale in ogni singola comunità, per il suo sviluppo umano

Il mio contributo alla conferenza è stato una presentazione, come membro del Free Knowledge Institute, delle possibilità e difficoltà del fai-da-te digitale, oltre le differenze culturali). Per quanto mi riguarda, la discussione che ne è seguita e altri commenti ricevuti in seguito, hanno confermato quanto avevo scritto nella presentazione del mio intervento: se vogliamo parlare di fabbricazione digitale fai-da-te, i cosiddetti “paesi sviluppati” devono imparare parecchio dal resto del mondo, e il resto del mondo può e dovrebbe guadagnarci parecchio anche solo non ripetendo gli sbagli che noi abbiamo già fatto. Spero seriamente di poter lavorare ancora su questo specifico tema in futuro.

Per la cronaca ho trovato diverse conferme di quanto ho detto nel mio intervento anche in quelli, ad esempio, su strumenti Open Hardware per paraplegici, e soprattutto nei notevoli progetti in campo sanitario presentati da Ashwin Whitchurch di ProtoCentral, di cui ha parlato anche The Hindu.

Quando una donna riceve un’educazione digitale…

Durante la conferenza ho sentito dire: “Quando educhi una donna, educhi un’intera famiglia, o villaggio. Quando la educhi nell’ICT, educhi tutto il suo paese” (2). Da questo punto di vista, Swatantra’17 ha fornito parecchi buoni esempi da conoscere meglio. Limitandomi agli interventi che ho seguito di persona, vorrei citare Mallory Knodel, Karen Sandler, definita dal Times of India (“La regina dell’Open Source con un GRANDE cuore”) perché ha un pacemaker proprietario di cui ha lottato per conoscere il codice sorgente, e Aruna Sankaranarayanan, che ha presentato:

  • un interessante lavoro sulla discriminazione contro le donne nella assegnazione dei nomi delle strade, soprattutto maschili (qualcuno ha gli stessi dati per l’Italia?
  • varie iniziative legate al software libero come strumento di emancipazione femminile, spiegando come e perché lei partecipa al progetto Outreachy.

Controllo vs Convenienza, ovvero: “ ma la battaglia principale qual è?”

Karen Sandler ha ricordato che oggi “Il software libero è dappertutto, eppure abbiamo meno libertà che mai”. Durante il suo intervento, Todd Weaver ha osservato che:

  • in generale, quando hanno a che fare con la tecnologia, soprattutto digitale, le persone “rinunceranno al controllo, per convenienza” (ma questa è una frase che secondo me sarebbe un’ottima risposta alla domanda “riassumete l’intera storia dell’umanità in UNA SOLA FRASE”)
  • se ognuno di noi usasse, promuovesse, raccomandasse e producesse prodotti ETICI E CONVENIENTI vivremmo già tutti in una Utopia
  • una società digitale E etica deve essere decentralizzata e dotata di crittografia seria, software libero, convenienza e nessuna profilazione, tutto insieme

Personalmente, “meno libertà che mai” mi pare un po’ un’esagerazione. In ogni caso, tutte queste affermazioni hanno costituito un’ottimo punto di partenza per la discussione finale col pubblico. I commenti più importanti che ho notato sono che:

  • il software è inutile senza dati: [perciò, d’ora in poi] concentriamoci sulla libertà dei dati, è più importante di quella del software
  • non possiamo creare un’isola, dobbiamo creare un’oceano; dovremmo far partecipare una fetta più larga della società a eventi come questo
  • [non va bene che] i promotori del software libero non abbiano una singola strategia per una società libera

A me l’ultimo punto non preoccupa minimamente. Per me il software libero è un valore e bisogno sociale veramente trasversale, a livello, per dire, del lavarsi bene le mani prima di mangiare. Dovremmo forse aspettarci che tutti quelli che ricordano di lavarsi le mani prima di mangiare abbiano la stessa strategia per una società migliore, o preoccuparci se non è così?

Sugli altri due punti, posso solo condividere un’osservazione che avevo fatto durante il mio intervento: perché a un evento del genere non ha partecipato nessuna associazione di consumatori?

Anzi, di più: perché di eventi su software libero e temi collegati non ne organizzano mai loro? Per me, questa è la prova che stiamo sbagliando qualcosa. È inutile preoccuparsi di coinvolgere ancora più hacker o maker, cerchiamo di far venire tutti gli altri, invece.

Ma questa, alla fine, è la ragione principale per cui penso che Swatantra’17 sia stata una grande conferenza sul software libero: la consapevolezza largamente diffusa, tutt’altro che scontata in molti altri eventi dello stesso tipo, che la “libertà del sofware” di per sè conta assai poco. La discussione su questi temi con i partecipanti alla conferenza è continuata, e i relativi resoconti (in Inglese) sono qui.